
Racconto in forma drammatica
Drammaturgia e regia di Paolo Gazzara
NOTE DI REGIA
Il protagonista di questa storia, che ho voluto proporre come “racconto in forma drammatica”, è un finanziere, un banchiere, un uomo della finanza internazionale che, dopo aver raggiunto i vertici ubriacanti del successo, è poi precipitato nell’abisso dello smarrimento prima e dell’abiezione poi di una condanna all’ergastolo per omicidio.
Confesso che questa vicenda drammatica, vissuta negli ambienti dell’economia e della finanza, mi ha colpito, e forse anche affascinato, per la sua palese, ma apparente, impossibilità di essere rappresentata. Un peccato di ubris, dunque il mio, di tracotanza. Come portare in scena, per un pubblico solitamente ignaro e non interessato alla
complessità dei fatti relativi al mondo finanziario, una vicenda pur ricca di colpi di scena, di fantastici coupes de theatre, che certamente avrebbero appassionato chiunque se si fosse svolta in altri ambiti, piuttosto che in quello difficile e complicato del mondo degli affari.
Questo CASO SINDONA è dunque innanzitutto una scommessa. Alla ricerca di un’idea – o almeno di una trovata – che potesse almeno tentare di trascinare il pubblico nei meccanismi di questo intreccio, sostenuto da una teatralità di per sé efficace e coinvolgente, ho pensato di ambientare la ricostruzione del CASO in un luogo immaginario eppure reale: il Circolo dei Nobili della città natale di Michele Sindona, da Patti, frequentato negli stessi anni del protagonista non più dai nobili d’antan ovviamente, ma da
persone comuni, magari un po’ attempate e alle soglie della pensione… ma professionisti in qualche modo acculturati, lontani tuttavia dalla competenza e dal linguaggio degli addetti ai lavori. Saranno appunto i Soci del Circolo ad intrecciare i fili della trama molto intricata di questa storia. Ne consegue che i Soci - che si dilettano a raccontare e a raccontarsi fatti e misfatti del loro concittadino Michele – usano un linguaggio tutt’altro che difficile e astruso. Al contrario, la narrazione si articola attraverso una parlata semplice e “naturale”, sporcata (cioè arricchita) da espressioni popolari, a volte gergali, e da inflessioni colorite e perfino dialettali.
Non so se questa curiosa ambientazione sia un’idea o soltanto una trovata. Saremo riusciti a imbrogliare le
carte, fino a coinvolgere gli spettatori in queste vicende appassionanti, spogliate come sono dall’alone ingombrante di un approccio specialistico e forse artificioso? Non lo sappiamo. Ma saremmo soddisfatti se con questo CASO SINDONA riuscissimo, anche in piccola parte, a liberare dai lacci della cultura alta, un patrimonio di conoscenza di fatti e di eventi della nostra storia. Che ci riguarda tutti.
Paolo Gazzara